Caso Lombardia, virus mutato o contagi enormemente sottostimati?
La domanda è: perché la Lombardia è colpita così duramente dall’epidemia di Sars-Cov-2? Ad oggi nella regione governata da Fontana ci sono oltre 15mila positivi accertati, con 7.700 ricoverati e mille pazienti in terapia intensiva. I morti finora sono stati 2.549 (dato del 20 marzo). Oltre 57mila i tamponi eseguiti. In Veneto, dove in virus è arrivato nello stesso periodo, un mese fa (con i focolai: lombardo a Codogno, veneto a Vo’) le persone attualmente positive sono 3.600, i deceduti 131. Tamponi fatti: quasi 50mila. Però in Lombardia ci sono 10 milioni di abitanti, in Veneto esattamente la metà. E mentre nella regione presieduta da Zaia la diffusione di Covid-19 sembra stabilizzata, con un tasso di positivi del 36.2 per 100mila abitanti e un indice di ricoveri del 9.9, in Lombardia la curva dei contagi sale a 90 per 100mila abitanti, con 56 di ricoveri. Ma ad impressionare di più è il tasso di mortalità, sempre per 100mila abitanti: 9.6 in Lombardia, 1.1 nel Veneto. Quale potrebbe essere la spiegazione?
Il virus può essere mutato?
Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, ritiene che Sars-CoV-2 possa essere mutato. «Un pensiero convergente», ha spiegato, con quello della virologa Ilaria Capua, docente all’Università della Florida, che aveva detto: «In Lombardia c’è qualcosa che non comprendiamo. Si sono superati i morti della Cina in un’area infinitesimamente più piccola e in un tempo minore». «Sta succedendo qualcosa di strano — avverte Gismondo parlando con AdnKronos Salute —. In Lombardia c’è un’aggressività che non si spiega. Le ipotesi possono essere tutte valide, una è che il virus sia forse mutato. Lancio un appello alla comunità scientifica: uniamoci per capire. Se tutti ci mettiamo insieme e ne studiamo un pezzetto, probabilmente riusciremo a comprendere».