Risultato
Il tampone può essere “positivo” e indica che una persona ha contratto il virus ed era infetta al momento del prelievo, o “negativo” e indica che la persona non risulta avere contratto il virus ed essere infetta al momento del prelievo. Come spesso si è detto è la “fotografia di un istante” perché un soggetto può essere negativo oggi e positivo domani. Non solo. “Positivo” non necessariamente significa “sintomatico”, visto che ci sono persone che hanno il virus ma restano senza sintomi (i cosiddetti “asintomatici”) e non significa necessariamente “contagioso”. Sappiamo che la contagiosità è massima nelle 48 ore precedenti l’esordio dei sintomi e per circa 7 giorni dopo (anche se ci sono casi fino a un massimo di 14 giorni). Ci sono situazioni in cui una persona resta “positiva” per mesi, ma dopo un certo lasso di tempo non è più contagiosa: il tampone è così sensibile da trovare tracce di Rna virale lo stesso, ma sono frammenti di virus “inoffensivi”, incapaci di replicarsi. L’esito “positivo” in Italia viene obbligatoriamente segnalato alle autorità sanitarie competenti.
Quando va eseguito
Ogni volta che qualcuno pensi di aver avuto la possibilità di infettarsi con il Sars-CoV-2 e come screening (a scuola, sul lavoro) o per accertare la positività di categorie a maggiore rischio di contagio (come medici e infermieri). Il tampone viene deciso e prescritto dal medico-pediatra-ATS. Se eseguito troppo precocemente rispetto alla data in cui si suppone un contagio (esposizione), può risultare negativo (si parla quindi di “falso negativo”). Il tasso di falsi negativi è al minimo 8 giorni dopo l’esposizione, ovvero 3 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi (in media e se ci sono). Per questo gli scienziati consigliano di effettuare il tampone non prima di 72 ore dopo il presunto contagio, per ridurre al minimo i risultati falsi negativi.
Privatamente
Posso decidere di eseguirlo privatamente (anche se dovrebbe essere un medico a valutare quando è più consigliabile eseguirlo, vedi sopra il problema dei “falsi negativi”, ndr). In caso di “positività”, l’esito verrà comunicato alle autorità sanitarie competenti.
Quanto costa
Privatamente costa in media tra gli 80 e i 150 euro.
Che cosa succede quando faccio il tampone (a me e alla mia famiglia)
Dopo l’esecuzione di un tampone si attende l’esito in isolamento. In caso di positività, l’ATS prende in carico la persona e dispone lo screening dei contatti stretti: subentra l’obbligo di isolamento per la persona che ha fatto il test e di quarantena per i contatti stretti (siano famigliari o compagni di scuola o colleghi). Isolamento e quarantena terminano per se stessi o per un contatto stretto quando due tamponi successivi sono negativi o dopo 14 giorni nel caso non si sia fatto il tampone. La necessità di avere negatività in due tamponi è peraltro contestata da molti scienziati che indicano come un singolo tempone negativo potrebbe essere sufficiente a indicare la avvenuta risoluzione dell’infezione. Alcuni Paesi (come la Francia) hanno dimezzato anche la durata della quarantena. In Italia c’era l’ipotesi di portarla a 10 giorni, ma per ora il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ha confermato i 14 giorni.
Tampone salivare/test salivare
È possibile fare la diagnosi anche prelevando col tampone una quantità ridotta di saliva. Anche in questo caso si tratta di test di biologia molecolare (tampone “classico”) eseguiti con tecniche differenti. Possono dare un risultato in laboratorio entro 5-10 minuti. I tamponi salivari sono utilizzati in alcuni Paesi del mondo (come Usa e Giappone) soprattutto quando sono necessari screening di massa, per cui serve conoscere in poco tempo la positività di gruppi di soggetti considerati a rischio. La sensibilità è alta, ma, anche in questo caso, dipende dai kit utilizzati. In Italia sono in corso sperimentazioni su questa tipologia di test, ma nono sono ancora stati validati dal Ministero della Salute.
Tamponi “rapidi” o “test antigene” o “saponette”
Sono stati sviluppati altri tamponi diagnostici rapidi che rilevano la presenza del virus negli individui infetti. Sono già utilizzati in Italia negli aeroporti o quando servono screening di massa (come successo in occasione di ritorno dai Paesi considerati “a rischio” come Croazia, Spagna, Malta e Grecia). Funzionano in modo diverso dai tamponi tradizionali: sono basati sulla rilevazione di proteine virali (antigeni) presenti nelle secrezioni respiratorie. Anche in questo caso il prelievo avviene con dei bastoncini infilati nelle narici e nella faringe, oppure può essere prelevata la saliva. La risposta è “del tipo sì/no” come per i kit di gravidanza e arriva in media entro 30 minuti. Per la lettura non occorre un addestramento particolare e l’esito non richiede strumenti di laboratorio. La risposta (ma dipende dai modelli) arriva in minuti. Hanno una sensibilità dell’80-85%, inferiore ai tamponi “classici”: riconoscono circa 80-85 infetti su 100. Se una persona ha una bassa quantità di virus nel proprio corpo, il test potrebbe dare un risultato falso negativo. A volte hanno l’aspetto di “saponette” o “carte di credito” con barre colorate.