Non si placano le polemiche dopo le dichiarazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità sul fatto che gli asintomatici trasmetterebbero «raramente» il coronavirus e la conseguente domanda che tutti si stanno ponendo: allora perché ci avete messo gli arresti domiciliari per tre mesi? Non sarebbe bastato isolare i sintomatici a far proseguire la vita normale (scuole comprese) a tutti gli altri? Senza cancellare milioni di posti di lavoro? La dottoressa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’Oms lo scorso 8 giugno ha rilasciato una dichiarazione decisamente forte: «È molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus», per poi rettificarla martedì sostenendo di essersi riferita «a un set di dati limitato». «Ancora una volta – afferma il Presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – è l’ipse dixit a condizionare l’informazione pubblica sul coronavirus. Questa volta non da parte di opinion leader nazionali, ma di una rappresentante della massima autorità sanitaria internazionale. E in questa fase molto delicata della pandemia, sarebbe opportuno conoscere i risultati della ricerca già disponibili, prima di lanciarsi in dichiarazioni tanto ardite quanto pericolose, rischiando di condizionare le politiche sanitarie dell’intero pianeta». Anche Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità e consigliere del ministro Speranza è critico, pur continuando a sostenere l’Agenzia: «Dall’Oms si è avuta una risposta inaccurata e sbagliata – ha spiegato ad Agorà -. La trasmissione da asintomatici è invece, tipica di questo virus e lo dimostra la sua contagiosità. È proprio la trasmissione da asintomatici o meglio paucisintomatici o presintomatici che lo differenzia da Sars e Mers. In un mese si è diffuso in tutto il mondo quando altre pandemie impiegano 6 mesi o un anno».
Le evidenze scientifiche
Ma cosa dicono oggi le evidenze scientifiche raccolte in maniera sistematica su questo tema di grande rilevanza per la sanità pubblica? Prova a fare una sintesi la Fondazione Gimbe con il molto materiale scientifico a disposizione. Lo scorso 3 giugno Daniele Horan ed Eric Topol hanno pubblicato sugli Annals of Internal Medicine una revisione che sintetizza le migliori evidenze disponibili sull’infezione asintomatica da SARS-CoV-2. Dall’analisi dei dati di 16 coorti, tra cui quella italiana di Vo’, emergono le seguenti conclusioni:
•Circa il 40-45% delle persone infette da SARS-CoV-2 risultano senza sintomi, suggerendo un elevato potenziale del virus di diffondersi nella popolazione in maniera silenziosa ed estesa. Considerato che nelle varie coorti non è sempre possibile distinguere gli asintomatici dai pre-sintomatici (coloro che non hanno ancora sviluppato i sintomi ma lo faranno nel giro di pochi giorni) , i ricercatori riportano in maniera conservativa che gli infetti che non sviluppano alcun sintomo sono almeno il 30%.
•I soggetti asintomatici possono trasmettere il virus per un periodo prolungato, verosimilmente anche maggiore di 14 giorni.
•Diversi studi, tra cui uno condotto in Lombardia, dimostrano che soggetti asintomatici e sintomatici hanno una carica virale simile che non coincide con la trasmissibilità del virus, ancora non adeguatamente studiata.
•L’assenza di sintomi non equivale ad assenza di lesioni: infatti, nelle 2 coorti che hanno sottoposto alla TAC i soggetti inclusi (Diamond Princess, Corea del Sud), sono state rilevate negli asintomatici anomalie polmonari subcliniche di incerto significato che richiedono ulteriori studi.
•A causa dell’elevato rischio di diffusione silente da parte di soggetti asintomatici, è indispensabile estendere le strategie di testing alle persone senza sintomi.