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«Tutti sanno di cosa si parla quando si parla di stress, ma nessuno sa realmente che cosa sia» disse Hans Selye, il medico austriaco che individuò la cosiddetta sindrome generale di adattamento e introdusse in Medicina il termine stress nel 1936. La sua definizione era «una risposta non specifica dell’organismo a ogni richiesta effettuata su di esso». Il termine stress deriva dalla fisica e indica lo sforzo a cui è sottoposto un qualsiasi materiale, quindi comporta una relazione tra un’azione stressante e la cosa o l’organismo che la subisce. Quando l’azione stressante supera le capacità dell’organismo di adattarsi, ecco che lo stress si fa sentire. «Nella formulazione originaria, tuttora in linea di principio accettata, ne vengono distinte due tipi – dice Nicoletta Gosio, psichiatra bolognese, coautrice del libro Stress e altri equivoci (Einaudi) assieme al medico e psicoanalista Simona Argentieri -. Lo stress negativo, o distress, caratterizzato dall’effetto dannoso indotto dagli stimoli sulle difese psicofisiche, e lo stress positivo, detto eustress, che si traduce in una maggiore capacità di adattamento e raggiungimento di obiettivi personali».