Archive for October 30, 2019

Sul nuovo «Corriere Salute»: stress, non tiriamo troppo la corda

Pubblichiamo in anteprima una parte dell’articolo di apertura del nuovo «Corriere Salute». Potete leggere il testo integrale sul numero in edicola gratis giovedì 31 ottobre oppure in Pdf sulla Digital Edition del «Corriere della Sera».

«Tutti sanno di cosa si parla quando si parla di stress, ma nessuno sa realmente che cosa sia» disse Hans Selye, il medico austriaco che individuò la cosiddetta sindrome generale di adattamento e introdusse in Medicina il termine stress nel 1936. La sua definizione era «una risposta non specifica dell’organismo a ogni richiesta effettuata su di esso». Il termine stress deriva dalla fisica e indica lo sforzo a cui è sottoposto un qualsiasi materiale, quindi comporta una relazione tra un’azione stressante e la cosa o l’organismo che la subisce. Quando l’azione stressante supera le capacità dell’organismo di adattarsi, ecco che lo stress si fa sentire. «Nella formulazione originaria, tuttora in linea di principio accettata, ne vengono distinte due tipi – dice Nicoletta Gosio, psichiatra bolognese, coautrice del libro Stress e altri equivoci (Einaudi) assieme al medico e psicoanalista Simona Argentieri -. Lo stress negativo, o distress, caratterizzato dall’effetto dannoso indotto dagli stimoli sulle difese psicofisiche, e lo stress positivo, detto eustress, che si traduce in una maggiore capacità di adattamento e raggiungimento di obiettivi personali».

Numero chiuso, medici e atenei d’accordo: no all’abolizione dei test


Ragazzi che studiano forsennatamente e che a volte rinunciano anche prima di mettersi alla prova. Tutto mentre ogni anno impazza sul web, e non solo, l’ormai eterna questione: Numero chiuso sì? Numero chiuso no? L’inizio dell’anno accademico 2019-2020 non è stato diverso da quelli precedenti e gli aspiranti camici bianchi hanno tentato il tutto per tutto per essere ammessi a Medicina e Odontoiatria. Il neo ministro dell’Istruzione Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti deve aver fatto battere i loro cuori quando in un’intervista al Corriere della Sera, una decina di giorni dopo la sua nomina, ha detto che in futuro si sarebbe potuti andare verso “un’abolizione graduale” del test di Medicina. Ovviamente previ giusti fondi per le Università.

I test di ammissione sono necessari e imprescindibili


Ogni anno truppe sempre più numerose di speranzosi neodiplomati si accalcano ai cancelli di aule magne, spesso addirittura palasport, per partecipare ai famigerati e temuti test di ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Quattro ore che per molti possono significare realizzare finalmente un sogno, per tanti altri magari inseguire le statistiche sull’occupazione, per altri semplicemente accontentare le richieste e le aspirazioni della famiglia. Dopo la prova impazza sempre il dibattito “test di ammissione sì test di ammissione no” con dichiarazioni ed agenzie che si rincorrono.

Rispetto al futuro e ai sogni di tanti ragazzi bisogna essere chiari e sgombrare il campo da posizioni equivoche almeno da parte di chi scrive: il numero chiuso per l’accesso a Medicina in Italia nel 2019 è necessario e imprescindibile. Necessario per offrire uno standard minimo di formazione che possa garantire ai nostri futuri medici di essere competitivi almeno a livello europeo. Cosa che in Italia le facoltà di Medicina quotidianamente fanno con molte difficoltà spesso strutturali e con un finanziamento sottostimato rispetto all’ eccellenza nella clinica e nella ricerca dei nostri docenti.

«Il problema? La carenza di specialisti »


«La critica sul numero chiuso nasce dal desiderio di molti di accedere al corso di laurea in medicina. Se venissero ammessi tutti però si creerebbe un imbuto lavorativo oltre che formativo». A parlare è il senatore Pierpaolo Sileri, che dallo scorso 16 settembre è viceministro della Salute dell’attuale Governo Conte. Classe 1972, laureato in medicina e specialista in chirurgia dell’apparato digerente.

«Gioco a calcio senza una gamba, che emozione la maglia azzurra »


«Rappresentare l’Italia vestendo la maglia azzurra è sempre emozionante ma forse la cosa più bella che mi ha dato questo sport è la possibilità di partecipare a partite di calcio integrato. Cosa sono? Quando si gioca assieme a ragazzi normodotati. Magari nella classica partitella tra colleghi. Vi garantisco che non c’è niente di meglio che notare come dopo i primi minuti di tentennamento e perplessità da parte loro realizzano che siamo tutti ragazzi che giocano a pallone senza distinzioni». A parlare è Roberto Sodero, pugliese, di Tricase, classe 1981 e giocatore della Nazionale Italiana Calcio Amputati che ha partecipato anche agli ultimi mondiali 2018 in Messico. «Quelli del 2014 – dice – me li sono persi nonostante fossi stato convocato, ma non posso certo lamentarmi. Infatti in quei giorni io e mia moglie Veronica ci siamo sposati».

Medical Device Challenge, sport e solidarietà


Corsa alla cieca, staffetta in carrozzina, lancio del peso con il braccio non dominante e calci di rigore con le stampelle. Gli sportivi sono quelli che hanno partecipato alle due giornate speciali tenutesi ad ottobre della Medical Device Challenge, che ha visto amministratori delegati, top manager e impiegati delle imprese di dispositivi medici insieme agli atleti della Fispes, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali nell’oasi naturalistica Dynamo di Limestre in Toscana.La due giorni di sport e solidarietà voluta da Confindustria Dispositivi Medici per sostenere Dynamo Camp, ha visto quest’anno la partecipazione di alcuni atleti paralimpici, tra cui anche il centrocampista della Nazionale Calcio Amputati, il pugliese Roberto Sodero, e ha offerto l’occasione a chi produce dispositivi medici di confrontarsi con il mondo della disabilità e dello sport in modo diretto, ossia sfidando i propri limiti calandosi nei panni degli sportivi disabili che con la loro determinazione e l’ausilio della tecnologia lavorano sulle abilità residue.

Università del Molise , la sfida per il futuro. Il corso di laurea in Ingegneria Medica


«Il futuro della medicina passa dalle nuove tecnologie. Serve dunque una didattica che risponda a questa crescente esigenza. Una didattica multidisciplinare grazie a materie che vadano dall’informatica alla biomeccanica dei tessuti fino alla medicina più canonica, se così vogliamo definirla. Anche per questo all’Università del Molise da un paio di anni a questa parte abbiamo dato il via a un nuovo corso di laurea, quello in Ingegneria Medica». A parlare è Luca Brunese, rettore dell’Università degli Studi del Molise, professore ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia della stessa università e, a volte, cavia per gli studenti di Medicina. Cavia volontaria, ovviamente. «Sono giovani ma bravissimi e molto promettenti. Confesso che quando avevo la loro età non ero certo così bravo. Detto ciò, meglio che si esercitino a fare un elettrocardiogramma, ecocardiogramma e affini a me piuttosto che di dover affrontare magari un paziente reale con dei problemi. Eppure ogni volta resto piacevolmente sorpreso dalla loro competenze».

Lezioni di sanità on line. Su Mediclassroom 400 mila dottori cinesi


Una missione che è partita dall’Italia per la Cina per fornire a oltre 400mila medici asiatici una formazione smart tramite la Mediclassroom , piattaforma interattiva per la formazione a distanza che permette di collegarsi in qualunque momento, e da qualsiasi parte del mondo, e in qualunque lingua, così da sfruttare al massimo le potenzialità di un format video che vede lezioni registrate in studio grazie alla riconosciuta competenza dei medici italiani.

È una storia di successo quella di Intermeeting, azienda italiana con sedi a Bari e Padova che da 20 anni opera nell’ambito della progettazione ed erogazione di servizi per la formazione e l’aggiornamento scientifico dei professionisti della sanità, che ha presentato durante il più grande e importante congresso di cardiologia dell’area asiatica, tenutosi a Beijing dal 10 al 13 ottobre, la piattaforma Mediclassroom che presenta questo format forte di un comitato scientifico che li ha aiutati a realizzare progetti di formazione anche in Sud America, in Asia e negli Emirati Arabi, arrivando a formare oltre 65 mila medici.

Diagnosi precoce, più consapevoli al Nord


«Se in Italia nel 2019 si sono registrate circa 2000 diagnosi di tumore in meno, rispetto al 2018, è anche merito della prevenzione». A dirlo è Livio Blasi, direttore dell’oncologia medica dell’Arnas civico di Palermo e presidente del collegio dei primari ospedalieri di oncologia. Ma secondo il professore, per identificare in tempo un tumore o prevenirlo ci vuole un sistema articolato fatto di educazione della popolazione, screening e collaborazione tra specialisti.

PreVenENDO, la salute inizia nel piatto


Ci sono domande che riguardano il rapporto tra la vita di tutti i giorni e le malattie, che spesso per paura o soggezione vengono trascurate. Ad esempio, ogni quanto si dovrebbero fare le analisi? Quali valori tenere sotto controllo? Cosa è meglio mangiare per non aggravare una patologia? Per sciogliere questi dubbi e fornire alla popolazione delle indicazioni pratiche, Katherine Esposito e Dario Giugliano, entrambi professori ordinari di endocrinologia e malattie del metabolismo all’università Vanvitelli hanno dato vita a PreVenENDO . L’iniziativa si articola in una serie di talk show itineranti, tematici, in cui approfondire ogni volta una diversa sindrome di natura endocrina o metabolica, come il diabete, l’obesità, la tiroide, ma anche le malattie andrologiche. Iniziata a Napoli nel giugno di quest’anno, oggi PreVenENDO farà tappa al Gran Caffè Gambrinus, alle 18, per parlare di salute della tiroide.

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