Tumore al polmone metastatico. Si ha l’impressione che la chemioterapia, per la cura di questa malattia, sia sempre più costretta in un angolo per lasciare spazio ai nuovi farmaci immunoterapici. Ma, in qualche caso, la storica chemio si può anche «reinventare» come quando si propone «a piccole dosi» per controllare, sempre tumori al polmone, ma in pazienti fragili. Ecco in sintesi i risultati di alcuni studi presentati a Barcellona al Congresso dell’European Society of Clinical Oncology (Esmo) su uno dei tumori più frequenti, i cui casi stimati per il 2019 in Italia sia aggirano attorno ai 42.500, in diminuzione fra gli uomini e in crescita fra le donne.
Neoplasie non a piccole cellule
Gli studi di cui parliamo si concentrano sui tumori cosiddetti non a piccole cellule (che rappresentano l’85 per cento di tutti i casi) metastatizzati, gravi, che, come si può ben capire, non è facile tenere sotto controllo. «Con la comparsa dei farmaci immunoterapici che funzionano “sbloccando” quei freni che impediscono al sistema immunitario di riconoscere un tumore e di aggredirlo, si è cominciato a pensare a un loro possibile utilizzo anche nel controllo dei tumori metastatici, con l’obiettivo di verificare se l’immunoterapia poteva scavalcare il ruolo storico della chemio» dice Filippo de Marinis, direttore della Divisione dell’oncologia toracica all’Istituto Europe di oncologia (Ieo) di Milano.