Archive for July 25, 2016

Il cuore va in vacanza: in montagna o al mare con i «battiti» tranquilli

L’ideale: mezza collina

Perché se è vero che un cardiopatico o un iperteso possono andare quasi dappertutto, alcune località possono però rivelarsi a maggior rischio. «Per chi ha problemi cardiovascolari l’ideale sarebbe un vacanza a mezza collina – osserva Michele Gulizia, past president dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco) -. Più fresca del mare, con pochi sbalzi di temperatura e una “normale” quantità di ossigeno nell’aria, è perfetta anche per i cardiopatici in condizioni più gravi. La costa marina può dare qualche problema: il caldo aumenta la frequenza cardiaca e favorisce la disidratazione, che a sua volta peggiora gli scambi di ossigeno a livello polmonare e dei vasi periferici. Chi ha malattie cardiovascolari, quindi, al mare deve evitare di uscire nelle ore più calde; può fare il bagno ma rigorosamente a stomaco vuoto, perché le cardiopatie favoriscono il rallentamento della digestione, e stando attenti alla temperatura dell’acqua, che non deve essere troppo bassa, per scongiurare uno shock termico. Altrettanto importante è preferire ambienti ventilati, bagnare la testa se fa tanto caldo e non stare al sole, perché molti farmaci sono fotosensibilizzanti (lasciano macchie sulla pelle, ndr); alcuni possono anche facilitare la comparsa di crampi alle gambe, meglio perciò non allontanarsi troppo a nuoto. Gli sforzi eccessivi, peraltro, vanno in ogni caso evitati».

Defibrillatori, slitta al 30 novembre l’obbligo per le società sportive

Slitta ancora, al 30 novembre, l’obbligo di dotarsi di defibrillatori semiautomatici per le società sportive dilettantistiche. Il decreto a firma del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Claudio De Vincenti, allunga di quattro mesi e 10 giorni la precedente scadenza che già il decreto dell’11 gennaio scorso portava a 36 mesi, anziché fermarsi agli originari 30 mesi dall’approvazione il 24 aprile 2013 del decreto. La deroga è stata decisa – viene spiegato nel nuovo provvedimento – perché «non sono state ancora completate, su tutto il territorio nazionale, le attività di formazione degli operatori del settore sportivo dilettantistico circa il corretto utilizzo dei defibrillatori semiautomatici».

Vaccini, i medici che li sconsigliano rischiano sanzioni (e la radiazione)

Morbillo e meningococco

Per morbillo, rosolia e parotite il livello è molto più basso, all’86,6%. In questo caso la copertura maggiore è in Piemonte, Basilicata, Lombardia, Toscana e Umbria, sopra l’89%, mentre in Provincia di Bolzano, Valle d’Aosta e Marche non si supera l’82%, con il capoluogo altoatesino addirittura al 68,8%. Ancora più bassa la cifra per il meningococco C, protagonista negli ultimi mesi di diversi focolai soprattutto in Toscana, sceso nel 2014 al 74,9%. La vaccinazione contro il papillomavirus, che protegge da diversi tipi di tumore e che in Italia è offerta alle ragazzine, ha una copertura del 54,4% per la coorte delle nate nel 2002. La Toscana supera il 75% di copertura, unica in Italia, mentre la Provincia di Bolzano si ferma al 22,1% e la Sicilia al 30,1%. Anche la vaccinazione antinfluenzale in Italia arranca, con una copertura tra gli over 65, per cui è consigliata, che non raggiunge il 50%, e con la sola Umbria che supera il 60%.

Vaginosi batteriche, il test molecolare che potrà aiutare nella diagnosi

Diagnosi e terapia giusta

Le vaginiti batteriche sono caratterizzate dalla crescita di germi prevalentemente anaerobi che tendono a rimpiazzare i lattobacilli presenti usualmente nella vagina; quando accade il pH vaginale si alza passando dai valori attorno a 4,5 della situazione fisiologica a oltre 7, inoltre compaiono sintomi come perdite abbondanti di cattivo odore e prurito, ma anche bruciori e dolore nei rapporti sessuali. In caso di sospetta infezione, è necessaria la visita dal ginecologo: «Il fai da te non è mai consigliabile, neppure quando già si è avuto un episodio e si pensa di saper riconoscere un’eventuale ricaduta – osserva De Seta -. Si è dimostrato, infatti, che quando in una seconda occasione la donna pensa di ravvedere i segni di un’infezione già avuta e prova quindi a curarsi come ha fatto in passato sbaglia in ben il 60 per cento dei casi. Basarsi solo sui sintomi porta all’errore, serve una diagnosi certa che solo il ginecologo può fare. Il medico, inoltre, è fondamentale nei casi, circa il 10 per cento del totale, in cui le vaginosi batteriche diventano ricorrenti e si manifestano anche tre o quattro volte in un anno: è essenziale per esempio capire se ci siano condizioni sottostanti che favoriscano la ricomparsa delle infezioni, per trattarle ed eliminare il problema “alla radice”, oltre che per impostare una terapia adeguata per la prevenzione delle recidive. L’infezione acuta, tuttavia, si cura facilmente e con successo nel 90 per cento delle pazienti». «Le vaginosi batteriche sono una sorta di “disastro ecologico” della vagina – interviene Filippo Murina, responsabile del Servizio di Patologia Vulvare all’Ospedale Buzzi di Milano -. Si curano facilmente con antibiotici vaginali come clindamicina o metronidazolo, ma non devono essere sottovalutate perché in gravidanza, per esempio, possono avere conseguenze sulla salute di mamma e bambino. È importante intervenire per ridurre il rischio di recidive e intercettarle presto e bene: le donne che hanno la tendenza a perdite maleodoranti dopo il ciclo, per esempio, dovrebbero essere indagate per capire se hanno infezioni in atto e per impedire una progressione verso quadri più seri e vaginiti ricorrenti».

L’ossessione per la salute può diventare una malattia

Siamo tutti pazienti «a priori»?

Spesso si tratta solo di buon marketing, come quando a giorni alterni veniamo convinti di dover mangiare chissà quale cibo esotico per migliorare le difese dell’organismo, o per ottenere chissà quale altro beneficio. «Non ci sono alimenti miracolosi né l’integratori irrinunciabili, anzi: spesso le persone sottovalutano l’effetto dei supplementi e si espongono a rischi» sottolinea Perticone. Così, se sentirsi un po’ a rischio di malattie come i tumori o il diabete fa bene perché ci ricorda l’importanza di uno stile di vita sano, renderci tutti pazienti “a priori” è pericoloso perché fomenta nevrosi e disagi, oltre a farci spendere per alimenti o tecnologie non sempre utili. «Oggi poi sappiamo che il concetto di salute può essere più sfumato del previsto: uno studio recente su JAMA (Journal of American Medical Association) ha dimostrato che un leggero sovrappeso può essere perfino protettivo in termini di mortalità, la magrezza non è sempre indice di buona salute», dice Perticone. La virtù sta nel mezzo, insomma, e pare che trovarla sia più difficile per le donne, a maggior rischio di salutismo estremo stando a Evgenia Goldman: «Su di loro pesa lo stereotipo di genere per cui oltre che di se stesse devono occuparsi anche del resto della famiglia. I canoni del salutismo esasperato si fanno particolarmente sentire nel sesso femminile, provocando sensi di colpa, inadeguatezza e stress». «Le donne sono più attente al loro aspetto e alla salute, queste due esigenze in effetti si saldano più spesso in una “mania” salutista», conclude Franco Perticone.

« Older Entries