GIORNATA MONDIALE
Malattie rare, Italia indietro rispetto all’Europa
Non è stato ancora adottato il Piano nazionale ed è in ritardo l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza
Soffrire di una malattia rara significa spesso sentirsi isolati, incompresi, privi di assistenza in quanto malati “rari”. Da qui lo slogan «Insieme per un’assistenza migliore», scelto quest’anno per la Giornata mondiale di sensibilizzazione sulle malattie rare che si celebra il 28 febbraio. Si conoscono circa ottomila diverse malattie rare ma si stima che ne soffrano 40 milioni di europei e circa due milioni di italiani. Essendo rare, non è facile riconoscerle e la diagnosi viene fatta quasi sempre in ritardo. I sintomi, infatti, variano non solo da malattia a malattia ma anche da paziente a paziente, pur soffrendo della stessa patologia. Proprio per facilitare la diagnosi precoce e la presa in carico dei pazienti rari, l’Unione europea ha incentivato la costituzione di reti europee di riferimento con l’European References Network e ha raccomandato agli Stati membri di attuare piani per la lotta alle malattie rare. Ma il nostro Paese ancora non l’ha adottato. Se ne è discusso nel corso di un convegno organizzato all’Istituto Superiore di Sanità, nel corso del quale sono stati presentati i risultati della Conferenza nazionale «EUROPLAN II», iniziativa europea per l’adozione dei Piani nazionali sulle malattie rare nei Paesi dell’Unione.
RISPOSTE URGENTI – Ma cosa chiedono i pazienti? «Abbiamo bisogno di rispose urgenti e di interventi che garantiscano la qualità e l’appropriatezza delle cure – sottolinea Renza Galluppi, presidente di Uniamo-Federazione italiana malattie rare -. Dai risultati del nostro studio emerge che, oltre a centri competenti che vanno individuati con criteri fondati su evidenze e non autodichiarati, occorrono anche servizi ospedalieri e territoriali vicini al luogo in cui vive la persona con malattia rara. Va favorito, poi, l’utilizzo della telemedicina e della teleconsulenza, la “presa in carico” dei pazienti deve essere integrata e va assicurata in tutte le regioni che devono dotarsi di percorsi diagnostico-terapeutici e prevedere un adeguato sistema di monitoraggio».
ASSISTENZA SUL TERRITORIO – Insomma, occorre «cambiare approccio, cioè ragionare in termini di reti a livello nazionale ma anche europeo – aggiunge Simona Bellagambi, referente per l’Italia di Uniamo in EURORDIS, European Organization for Rare Disease -. Sono uno strumento utile per garantire a pazienti, già provati dalla malattia, il loro diritto alla migliore assistenza vicino casa. Fermo restando il diritto a curarsi in un altro Paese se lì trova il centro competente per quella malattia rara, come ribadisce la Direttiva europea sulle cure transfrontaliere. Ma, dopo un intervento chirurgico, per esempio, possono essere evitati spostamenti di chilometri e chilometri se c’è un valido supporto a livello territoriale».
PAZIENTI DISCRIMINATI – Nel nostro Paese, però, ancora esistono discriminazioni per i pazienti che soffrono di malattie rare. «I Lea, i livelli essenziali di assistenza, non sono stati ancora aggiornati per cui, per esempio, nuovi strumenti diagnostici non rientrano tra le prestazioni esenti – sottolinea Paola Facchin, coordinatrice del tavolo tecnico interregionale sulle malattie rare -. Le regioni che hanno risorse disponibili fanno integrazioni, mentre quelle sottoposte a piani di rientro per legge non lo possono fare». In allegato ai Lea esiste un elenco di altre 110 malattie rare in attesa di essere riconosciute. In alcune regioni sono state estese le esenzioni a qualcuna di queste malattie, ma nella maggioranza dei casi si è costretti a un notevole esborso economico per sottoporsi a continui esami e visite.
CONFERENZA STATO-REGIONI – «A breve il Piano nazionale sulle malattie rare sarà sottoposto al vaglio della Conferenza Stato Regioni – assicura il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha inviato un messaggio ai partecipanti al convegno -. Il Piano si focalizza soprattutto sulla diagnosi precoce, descrive il percorso diagnostico-assistenziale, si sofferma sulle innovazioni terapeutiche e su quali misure possono essere intraprese per migliorare il loro utilizzo. E individua gli interventi per ridurre le disuguaglianze tra cittadini di diverse regioni». Ma i pazienti ritengono che il Piano vada anche aggiornato. «Chiediamo un impegno delle istituzioni a tener conto dei contenuti condivisi durante la Conferenza Europlan – afferma la presidente di Uniamo -. Il Piano va supportato con adeguate risorse e disponibilità che permettano l’aggiornamento sia dell’elenco delle malattie rare riconosciute che dei Lea, per stare al passo con lo sviluppo delle conoscenze scientifiche. Suggeriamo inoltre – conclude Galluppo – l’istituzione di un Comitato nazionale che preveda la partecipazione anche delle associazioni dei pazienti».