Vannoni: «Mai preso un soldo»
Stamina, nessuna prova di miglioramento
nei trentasei pazienti in cura a Brescia
I dati nelle sintesi delle cartelle cliniche. Sabato conferenza dei genitori dei bambini malati: «Mostreremo certificati»
Una manifestazione pro-Stamina davanti all’ospedale di Brescia (Ansa)Non c’è alcuna prova di miglioramenti reali nei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia. È quanto risulta da una sintesi delle cartelle cliniche consegnate in forma riservata dalla struttura sanitaria al primo Comitato scientifico, nominato dal Ministero della Salute e poi sospeso dal Tar del Lazio.
I DATI SUI PAZIENTI – Nelle «analisi dei singoli pazienti» sono riportate il numero di infusioni effettuate da ciascun malato e la patologia di cui soffre, seguite da una valutazione generale delle condizioni dei pazienti, in cui si riportano situazioni stazionarie, peggioramenti o, in qualche caso, miglioramenti ma riferiti a livello soggettivo da parte del malato o dei suoi familiari. In molti casi la casella “valutazione terapia” non risulta compilata. Per quanto riguarda un paziente affetto da atrofia multisistemica deceduto «circa due settimane dopo la prima infusione», nella scheda si evidenzia soltanto: «Non si hanno notizie di eventi avversi dopo l’infusione». Nella maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono stati sottoposti i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti.
LA CONFERENZA DEI GENITORI – Completamente contraria l’opinione dei genitori dei bambini sottoposti alle infusioni del protocollo Stamina a Brescia, che hanno indetto una conferenza stampa per sabato a Roma. Mostreranno ai giornalisti certificati ed esami medici che escluderebbero effetti collaterali e anzi attesterebbero l’arresto della degenerazione delle patologie e in alcuni casi miglioramenti. L’appuntamento (intitolato «Chi ha paura della verità su Stamina?») è alle 10.30 all’hotel Nazionale, saranno presenti anche due medici che hanno in cura i bambini, Marcello Villanova (neurologo dell’ospedale Nigrisoli di Bologna) e Imma Florio (pediatra di Sofia, la bimba diventata simbolo della lotta pro-Stamina), per «un confronto diretto che possa finalmente chiarire la realtà dei fatti e porre al centro della questione la tutela della dignità dei malati». Non ci sarà invece Davide Vannoni, presidente di Stamina, perché «questa è un’iniziativa dei genitori».
ESAMI DI LABORATORIO E STRUMENTALI – Le famiglie mostreranno la documentazione che «attesta gli esiti degli esami laboristici e strumentali, dalle indagini generali (esami del sangue, di liquidi biologici, di radiologia e diagnostica per immagini) fino a quelle selettive per l’esplorazione diagnostica dei vari tessuti, organi, apparati e sistemi», si legge in un comunicato. I genitori dei piccoli malati porteranno con sé certificati medici di neurologi, neuropsichiatri e altri specialisti e poi le «cartelle di dimissioni dei piccoli, che lo stesso ospedale rilascia al termine di ogni infusione e dove vi è nero su bianco quanto fatto». Lo spiega Guido De Barros, il papà di Sofia (malata di leucodistrofia metacromatica, sottoposta da un anno alle infusioni con metodo Stamina), aggiungendo che «si metteranno in evidenza anche delle mancanze, come quella dell’ospedale, che non ha effettuato visite diagnostiche di follow up». «Annunceremo anche la costituzione di una Onlus dei genitori dei pazienti in cura a Brescia, indipendente e libera» conclude De Barros. «Abbiamo promosso questa iniziativa come risposta a quanto in questi giorni è stato detto sul metodo Stamina – aggiunge Caterina Ceccuti, mamma di Sofia -. I certificati che porteremo sono redatti da medici curanti o da strutture pubbliche o private che seguono i nostri piccoli costantemente, e che attestano una stabilizzazione delle malattie neurodegenerative da cui sono affetti e, in alcuni casi, come per Sofia, un miglioramento».
INVITATA LA LORENZIN – Alla conferenza stampa sono stati invitati il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rappresentati dell’Istituto superiore di sanità, del Centro nazionale trapianti, le commissioni Sanità di Camera e Senato, il Comitato interparlamentare per la difesa delle cure compassionevoli. Sono invitati anche tutti i procuratori d’Italia, in particolare le Procure di Torino, Cuneo, Brescia, Milano, Napoli e le Procure incaricate di indagare in seguito a denunce e querele dei pazienti che, pur avendo ottenuto un’ordinanza dai giudici, non hanno avuto accesso alle cure compassionevoli. Una presenza, quella delle Procure, che i promotori della conferenza ritengono «doverosa, poiché ricoprono un ruolo istituzionalmente deputato alla tutela dei minori». Alla Lorenzin si rivolge il papà di Noemi, la bimba di 18 mesi di Guardiagrele (Chieti) affetta da Atrofia muscolare spinale (Sma1) e per la quale i giudici dell’Aquila hanno autorizzato la cura Stamina. Andrea Sciarretta, che nei giorni scorsi è stato ricevuto dalla stessa Lorenzin, ha invitato il ministro a bloccare «l’ondata di fango che sta investendo Vannoni e il metodo Stamina». Noemi e i suoi genitori sono stati ricevuti recentemente anche da papa Francesco.
NON LASCIO L’ITALIA – Parla anche Davide Vannoni, che in un’intervista a Repubblica si difende e annuncia: «Continueremo la sperimentazione all’estero, non ho truffato nessuno e mai preso un soldo. Abbiamo individuato una clinica a Capo Verde». Poi però in serata si corregge: «Nessuna intenzione di lasciare l’Italia. Stamina non se ne va, né me ne vado io che faccio il presidente di una Fondazione: non sono né medico, né un biologo e quindi non importa che io vada all’estero a preparare cellule o a curare pazienti. Ci andranno, nel caso, medici e biologi che si sceglieranno i pazienti. E che noi ci limiteremo a formare».
Davide Vannoni non ha progetti di lasciare il Paese per cercare Stati più disponibili a utilizzare il suo metodo. «Sono stato mal interpretato» spiega riferendosi a notizie circolate circa la sua intenzione di partire . «La realtà è che c’è un gruppo di pazienti che ha costituito una cooperativa, senza Stamina alle spalle. Sono persone che stanno cercando, per se stesse, una soluzione all’estero. Stamina ha promesso a queste persone che, qualora si trovasse una soluzione “estera” – con approvazione ministeriale e con tutte le carte in regola – andrà a produrre gratuitamente linee cellulari per loro».
Vannoni, però, non rivela dove Stamina potrebbe trovare “asilo” per le sue terapie .«Sono in atto trattative con cinque Paesi diversi, tutti interessati. Uno è Capo Verde, ma ci sono anche Stati più organizzati dal punto di vista sanitario che ci hanno fatto richieste».
L’INCHIESTA VERSO LA CONCLUSIONE – «Intanto si avvia verso la chiusura l’inchiesta della Procura di Torino, aperta nel 2009. Il pm Raffaele Guariniello ha richiesto a un gruppo di medici farmacologi una consulenza conclusiva, che potrebbe essere pronta prima di fine anno. E non intende chiedere ulteriori proroghe per l’inchiesta, i cui termini stanno per scadere. Gli avvisi di conclusione delle indagini potrebbero arrivare nei primi giorni di gennaio. L’inchiesta riguarda una ventina di persone, tra cui Vannoni e alcuni medici degli Spedali Civili di Brescia, dove la terapia viene somministrata tuttora come «cura compassionevole». Secondo gli investigatori, oltre a non essere sottoposta ad alcun tipo di controllo scientifico, la terapia non porterebbe alcun miglioramento clinico nei pazienti. I magistrati valutano, inoltre, i versamenti di diverse migliaia di euro fatti a favore della Fondazione dai parenti dei malati a titolo di donazione. I reati ipotizzati sono: associazione per delinquere, truffa, somministrazione di farmaci pericolosi. Le accuse potrebbero però ulteriormente aggravarsi, con l’ipotesi di omicidio colposo in merito al decesso di alcuni pazienti.