Archive for November 30, 2013

Auto a benzina peggio del Diesel (se non hanno il filtro)

TECNOLOGIA SEMPRE PIù DIFFUSA

Auto a benzina più inquinanti del Diesel
(se non hanno il filtro antiparticolato)

I motori con iniezione diretta sono più efficienti ma scaricano fino a quattro volte più polveri nocive degli attuali motori

Da test indipendenti condotti per conto dell‘organizzazione internazionale Transport and Environment, i motori a benzina alimentati con il sistema di iniezione diretta (GDI) emettono fino a quattro volte più polveri nocive dei motori a benzina che montano un diverso sistema di iniezione (PFI). Venduti come più ecologici perché consumano meno benzina e quindi emettono meno CO2, queste auto sarebbero ancora più inquinanti di quelle Diesel (LEGGI IL PDF).

FILTRO ANTIPARTICOLATO – A meno che, come spiega il portavoce dell’associazione Greg Archer, non si dotino le nuove auto di un filtro antiparticolato (simile a quello per i Diesel) del costo di 50 euro. Ma le aziende automobilistiche, almeno per ora, non hanno aderito all’invito. In realtà la “battaglia delle polveri” si gioca sul filo dei test: da parte loro le aziende sostengono che le prove mostrano la maggiore ecologicità dei motori a benzina a iniezione diretta. I tecnici di Transport and Environment rispondono che se si sottopongono le auto a test “veri” – cioè che simulano condizioni reali di guida – le auto con il nuovo sistema sono molto più inquinanti, e non soddisfano i limiti più stringenti Euro 6 che entreranno in vigore nel 2017. Per sostenere questa tesi, un laboratorio indipendente ha testato tre auto rappresentative del parco veicoli: una Ford focus tuner, una Hyundai i 40 kombi e una Renault Megane.

STANDARD STRINGENTI – Per quanto in linea con i requisiti Euro 5 ed Euro 6, che entreranno in vigore nel 2015, i tre veicoli non lo sono rispetto agli standard di emissione più stringenti che entreranno in vigore fra soli quattro anni, nel 2017. In particolare la Renault ha fatto registrare concentrazioni di particolato molto alte. Sempre secondo le prove effettuate, invece, l’uso dell’economico filtro riporterebbe le polveri ben al di sotto dei limiti che si stanno approntando, anche per affrontare più seriamente l’impatto sanitario dell’inquinamento da trasporto, che secondo la Commissione europea è responsabile di circa 400mila morti all’anno nell’Unione, e di costi sanitari e sociali che superano i 300 miliardi di euro all’anno.

Hiv: buoni risultati da vaccino terapeutico per i bambini

all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

Vaccino terapeutico anti-Hiv
Risultati incoraggianti sui bambini

Lo studio su piccoli nati infetti per via materna: una strategia innovativa che punta a «educare» il sistema immunitario

Buoni risultati di un vaccino terapeutico su dieci bambini con Hiv: il loro sistema immunitario ha cominciato a «rispondere», grazie al farmaco studiato all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Si tratta del primo vaccino terapeutico pediatrico contro l’Hiv: frutto di un lavoro durato due anni, pubblicato sulla rivista open source Plos One, per permettere a ricercatori di ogni Paese di accedere ai risultati della ricerca e magari proseguirne la strada. La sperimentazione è stata condotta dall’immunoinfettivologo Paolo Palma, dell’equipe del professor Paolo Rossi, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata.

INFETTI PER VIA MATERNA – I dieci bambini cui è stato somministrato il vaccino hanno sviluppato «un significativo aumento della reattività al virus», a differenza del gruppo che non lo ha ricevuto (altri dieci bambini con Hiv). La sperimentazione, condotta senza contributi di case farmaceutiche, ha riguardato bambini nati infetti per via materna, un tipo di trasmissione della malattia che interessa il 95% dei nuovi casi pediatrici. La somministrazione del vaccino, abbinata alla terapia antiretrovirale classica, ha determinato – spiegano gli autori – «il significativo aumento di risposte immunologiche potenzialmente in grado di determinare il controllo della replicazione del virus».

COME FUNZIONA IL VACCINO – Ecco come agisce. Nel soggetto infetto, in questo caso un bambino, viene somministrato il Dna di una specifica proteina del virus dell’Hiv. La cellula umana che lo riceve inizia a sintetizzarlo, migliorando la risposta immunitaria. La vaccinazione terapeutica è una strategia innovativa, che punta a «educare» il sistema immunitario della persona infetta a reagire contro il virus. Purtroppo per l’Hiv non esiste ancora un vaccino profilattico, ovvero che possa evitare il contagio. È come se, spiega Palma, «il vaccino congelasse il virus Hiv, impedendogli di replicarsi». Un’analoga azione è svolta dagli attuali farmaci antiretrovirali, cui la vita delle persone con Hiv è legata a doppio filo, ma con una differenza fondamentale: «Mentre il farmaco agisce direttamente sul virus, impedendogli appunto di replicarsi – spiega Palma -, il vaccino agisce sul sistema immunitario, educandolo a controllare il virus Hiv, con lo stesso risultato di impedirgli di riprodursi. In questo modo, in futuro, si potrà rendere possibile la sospensione dell’assunzione dei farmaci, prima per periodi limitati e poi, si spera, per sempre». Un vantaggio non da poco considerando che, sottolinea, «molti adolescenti con Hiv difficilmente continuano a prendere regolarmente i farmaci, con un rischio elevato che la malattia diventi conclamata». Un passo fondamentale per cercare di ridurre l’uso delle terapie antiretrovirali, molto efficaci nel tenere sotto controllo il virus ma che rischiano di causare tossicità nel lungo termine.

VANTAGGI PER I BAMBINI – Un bambino che nasce infetto inizia infatti le cure già nel primo anno di vita e – ad oggi – è costretto a proseguirle per tutta la vita. Dunque gli effetti benefici sui piccoli pazienti offerti dal vaccino sarebbero molteplici. «Innanzitutto – spiegano i ricercatori – si riduce drasticamente il rischio dei fallimenti terapeutici e dell’insorgenza di virus resistenti. Inoltre si potranno ridurre sensibilmente i casi di sovra-infezione». Ma l’obiettivo futuro, spiegano, è proprio quello di arrivare a sospendere, grazie al vaccino, la somministrazione dei farmaci, mantenendo ugualmente sotto controllo il virus.

ACCESSO ALLE CURE – Se in futuro si arriverà a poter fare a meno dei farmaci ciò significherà un enorme risparmio economico per i Sistemi sanitari, in primo luogo per quelli dei Paesi in via di sviluppo dove maggiori sono i casi di Hiv pediatrico e già oggi, ricorda Palma, è molto difficile garantire i necessari medicinali antiretrovirali. Basti pensare che ogni anno di terapia di un singolo paziente costa circa 20mila euro. In generale, negli ultimi anni si è ridotto il numero di nuovi infetti dal virus Hiv in età pediatrica nel mondo: dai 550mila del 2005 ai 260mila del 2012. Nonostante questo, l’accesso ai trattamenti antiretrovirali è circa la metà rispetto agli adulti: 34% di bambini infetti trattati, contro il 65% degli adulti. E in alcuni Paesi solo 3 bambini su 10 ricevono le cure appropriate.

FASE SUCCESSIVA – Ma se le premesse lasciano ben sperare, lo studio è tuttavia nella fasi iniziali: «La prossima tappa – precisa Palma – sarà quella di estendere la sperimentazione a un campione più ampio di bambini e adolescenti, valutando eventualmente di testare il vaccino anche nei Paesi in via di sviluppo, che registrano il numero più alto di nati già infetti». Resta, non trascurabile, il problema dei costi: «La prima fase di questo studio – afferma – è stata attuata grazie a fondi pubblici dell’Istituto superiore di sanità, dello stesso ospedale, fondi europei e dell’istituto svedese Karolinska Instituet». Per ampliare la sperimentazione, nella seconda fase, c’è dunque la possibilità che possano essere coinvolte anche aziende interessate, ma «sempre – conclude Palma – a scopo strettamente filantropico». Quanto ai tempi per la disponibilità sul mercato, i coordinatori della sperimentazione sono cauti: «La nostra speranza – conclude Palma – è che il vaccino pediatrico terapeutico possa essere disponibile sul mercato entro qualche anno».

GLI AUTORI DELLO STUDIO – Il vaccino è stato ideato dai ricercatori del Bambino Gesù e realizzato dal gruppo di Britta Wahren del Karolinska Instituet di Stoccolma. Ha ricevuto il via libera dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dal Comitato etico dell’ospedale Bambino Gasù. Le risposte immunologiche sono state studiate in collaborazione con il Laboratorio di evoluzione e trasmissione virale dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, coordinato da Gabriella Scarlatti.

Cibo per i più poveri: sabato nei negozi si fa la colletta alimentare

IN TUTTA ITALIA

Il 30 novembre torna la Colletta alimentare

Nel nostro Paese oltre 4 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza: il 10% ha meno di 5 anni

«Quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri». Sono parole di papa Francesco, scelte per presentare la diciassettesima Giornata nazionale della Colletta alimentare, in programma sabato il 30 novembre.

TROPPI BAMBINI – «Il problema della povertà in Italia è grave, la realtà ci chiede uno sforzo ulteriore», ha detto Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare onlus. Sono infatti più di 4 milioni le persone che non hanno cibo a sufficienza, con un aumento del 47 per cento dal 2010. Di queste, il 10 per cento (circa 429mila) sono bambini con meno di 5 anni. In Italia sono oltre 8.800 le strutture caritative coinvolte, per un totale di circa 1,8 milioni di persone accolte. Le donazioni di alimenti ricevute durante la Giornata nazionale della colletta alimentare andranno a integrare quelle recuperate dalla Rete Banco Alimentare grazie alla sua attività quotidiana, combattendo lo spreco di cibo. Nel 2012 sono stati recuperati 61.552.000 kg di alimenti per un valore di circa 180 milioni di euro, ovvero il carico di oltre 2.200 tir.

SMS SOLIDALE – Fino al 2 dicembre è anche possibile sostenere l’attività dei 21 magazzini della Rete Banco Alimentare, inviando un sms da 1 euro al numero 45599 da cellulari Tim, Vodafone, Wind, 3, Postemobile, Coopvoce, Tiscali e Noverca, oppure donando 2 euro per chiamata fatta da rete fissa Twt e 2/5 euro a rete fissa Telecom Italia e Fastweb.

La giornata nazionale del Parkinson Iniziative negli ospedali milanesi

le iniziative negli ospedali milanesi

Il 30 Giornata nazionale del Parkinson

Fra le tematiche nuove di quest’anno il preoccupante abbassamento dell’età d’esordio della malattia

Per la quinta volta le due principali società scientifiche che in Italia si occupano di malattia di Parkinson, LIMPE E DISMOV-SIN, hanno organizzato una giornata nazionale in cui gli specialisti dei principali centri della Penisola si mettono a disposizione dei pazienti e delle loro famiglie, di persona o tramite linee telefoniche dedicate, organizzando anche incontri con libero accesso al publico presso ospedali e istituti di ricerca (L’ELENCO IN PDF). Fra le tematiche nuove di quest’anno il preoccupante abbassamento dell’età d’esordio della malattia, da sempre considerata una patologia dell’anziano e che invece colpisce sempre di più al di sotto dei 50 anni, un dato che si correla anche alla scoperta di nuove alterazioni genetiche che predisporrebbero ad ammalarsi prima. Se si considera che nei prossimi anni si verificherà un costante invecchiamento della popolazione, la schiera di 230mila persone oggi colpite in Italia dalla malattia appare inesorabilmente destinata ad aumentare per i nuovi casi di parkinson giovanile che si sommano a quelli di parkinson senile naturalmente attesi. Le recenti scoperte in questa malattia fanno ben sperare quantomeno per quanto riguarda un buon controllo del peggioramento del quadro di malattia. Ma quali sono i consigli degli esperti ?

I CONSIGLI DEL BESTA – Secondo i neurologi del Centro Parkinson dell’Istituto Neurologico Besta di Milano diretto da Alberto Albanese quattro sono i consigli fondamentali per i pazienti:

1. la malattia di Parkinson è una patologia estremamente soggettiva e ogni individuo presenta sintomi differenti;

2. non appena compaiono i primi sintomi, occorre consultare un neurologo, perché è dimostrato che il trattamento precoce può contribuire a rallentare la progressione della malattia mantenendo più a lungo una qualità di vita soddisfacente;

3. i farmaci, in particolare la levodopa, sono fondamentali per il trattamento di questa malattia e quindi la terapia non va mai trascurata;

4. mai perdere le speranze: oggi sono disponibili innovative terapie sintomatiche che possono migliorare molto la qualità di vita (pacemaker di neurostimolazione cerebrale, infusione intraduodenale e/o sottocutanea di farmaci e nuove terapie biotecnologiche per le forme più instabili di malattia).

Al Besta vengono usate le più avanzate metodiche disponibili per i disturbi del movimento, come l’uso della tossina botulinica o le metodiche di neurostimolazione cerebrale profonda. Per ridurre la disabilità articolare e incrementare l’autonomia funzionale sono stati anche messi a punto protocolli di neuro-riabilitazione mirati.

GIORNATA PARKINSON 2013 – I neurologi dell’istituto milanese hanno aderito come quelli di quasi tutta Italia alle iniziative di linea diretta con i pazienti e con le loro famiglie del 30 novembre, giornata nazionale dedicata a questa malattia. Qui sotto riportiamo le modalità per contattare i neurologi del capoluogo lombardo, dove la malattia colpisce oltre 3mila persone, mentre se ne contano 22.500 in tutta la Lombardia, per lo più maschi (1,5 volte in più delle donne), con età d’esordio compresa fra i 59 e i 62 anni. Nella cartina interattiva che vedete aprendo il sito www.giornataparkinson.it potrete reperire anche i contatti con le strutture delle altre regioni i cui centri hanno aderito alla manifestazione.

Istituto Neurologico Carlo Besta, Via Giovanni Celoria 11, 20133 Milano, Consulenza telefonica gratuita al numero 338-1415350 dalle 9.00 alle 14.00 da parte dei medici della Prima Divisione di Neurologia dell’Istituto solo in occasione del 30 Novembre.

Ospedale Maggiore Policlinico, Centro Disordini del Movimento – Padiglione Monteggia, Via F. Sforza, 35 – 20122 Milano: I medici del Centro saranno disponibili per fornire informazioni. Sarà possibile una consultazione individuale con il medico, lo psicologo, il neuropsicologo o il logopedista di riabilitazione. Sarà presentato lo “Sportello Informativo” (in collaborazione con l’Associazione Giovani Parkinsoniani, AIGP) e sarà fornito materiale informativo. Alle 14.00 presso la sede di AIGP (Via Miramare, 9 Milano) si svolgerà un momento di incontro con esposizione di quadri e libri di poesie prodotti dall’associazione. Per informazioni sulla giornata: 02-55038671 (attivo dalle 9.30 alle 13.00)

Istituito Ortopedico Galeazzi – Centro Malattie Extrapiramidali e di Tourette, Via R. Galeazzi, 4 – 20161 Milano. Saranno effettuate visite gratuite per la diagnosi, per perfezionare la terapia, per mettere a punto un percorso ad hoc per il paziente. Per prenotare una visita durante la Giornata Parkinson chiamare i numeri:02/66214903; 338/5037984 (specificando di aderire all’opportunità di visita gratuita nella Giornata Parkinson con il Prof. Mauro Porta o il Prof. Domenico Servello)

Casa di Cura San Pio X, Via Nava 31, Milano. Dalle 10.00 alle 13.00 c/o l’Auditorium della Casa di cura si alterneranno dimostrazioni pubbliche di attività motorie e psicomotorie per la riabilitazione con musicoterapia, Tai Chi, Biodanza, Tapis roulant, Pilates e Yoga. Al termine potranno essere poste domande agli specialisti con discussione ed eventuali prove pratiche. Per informazioni sulla giornata: 3459261943, 3403256838

Azienda Ospedaliera G. Salvini -Viale Forlanini, 121 – 20020 Garbagnate Milanese Incontro/Seminario dalle 10.00 alle 12.30 a cura dei medici dell’ambulatorio per la Diagnosi e la Cura dei Disturbi del Movimento presso la sala conferenze (1° piano, sopra l’atrio d’ingresso). Per informazioni sulla giornata: 02-994302220

Istituto Auxologico Italiano – Sede Distaccata del “Centro Dino Ferrari” Ospedale San Luca, Piazzale Brescia, 20 – 20149 Milano. Saranno disponibili i professionisti del Centro Disordini del Movimento per fornire le informazioni necessarie a una gestione ottimale della malattia, con particolare riferimento alla valutazione neuropsicologica, alla neuroriabilitazione e agli aspetti nutrizionali. Per informazioni sulla giornata: 02-6191112937

Azienda Ospedaliera di Melegnano Via Pandina, 1 – 20077 Vizzolo Predabissi – Milano. Saranno presenti due neurologi esperti in disturbi del movimento per informazioni ed eventuali valutazioni cliniche relative alla malattia di Parkinson. Per informazioni sulla giornata:: 02-98052463 (attivo dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 16.00)

Fondazione Salvatore Maugeri, Via Camaldoli, 64 – 20138 Milano: incontro con i medici specialisti per informazioni sulle possibilità terapeutiche e riabilitative della malattia. Per informazioni sulla giornata: 02-50725254

Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli-Oftalmico, Corso Di Porta Nuova, 23 – 20121 Milano: I medici neurologi del centro forniranno informazioni e consigli a pazienti e familiari. Verrà inoltre distribuito materiale informativo sulla malattia. Per informazioni sulla giornata: 02-63632395

IRCCS San Raffaele – Dipartimento Neurologico, Unità Disturbi del Movimento, Via Olgettina, 48 – 20132 Milano. Dalle 10.00 alle 13.00 c/o l’Aula San Paolo gli specialisti incontrano pazienti e famigliari per rispondere ai loro quesiti. Sarà inoltre condoto un dibattito su difficoltà cognitive, ricadute funzionali, riabilitazione per il freezing, terapia con Stimolazione Magnetica Transcranica e Meccanica Plantare. Lucilla Bossi, presidente di Parkinson Italia, presenterà il suo libro ”Ogni giorno vale una vita”. Saranno presenti anche i volontari di APM Parkinson Lombardia con materiale informativo. Per informazioni sulla giornata: 02-2643-2813, -2811, -2990

Londra, i pannelli che calcolano le calorie consumate facendo le scale

L’INIZIATIVA INGLESE

Londra, dei pannelli segnalano le calorie
che si consumano facendo le scale

Messi ai piedi delle scalinate, i cartelloni «smart» vogliono stimolare i cittadini a salire i gradini per fare movimento

Una figurina umana, un paio di scalini stilizzati e un cuore rosso: è questo il simbolo di «StepJockey», un progetto partito a Londra per sensibilizzare i cittadini sui benefici che si hanno nel fare le scale a piedi. Il simbolo comincia ad apparire su pannelli ai piedi di scale e scalinate, con l’indicazione delle calorie che si smaltiranno salendole.

IN FORMA CON LO «STEP»StepJockey è il frutto del lavoro di una start-up finanziata dal Dipartimento alla Salute inglese. L’idea alla base è questa: per tenersi in forma non ci vuole poi molto, e dire addio a scale mobili e ascensori è un validissimo aiuto per la salute, in particolare per il sistema cardiovascolare. Non solo: è un valido alleato per perdere peso, dato che il team ha calcolato che facendo le scale in salita si bruciano più calorie al minuto che facendo jogging, e che persino farle in discesa risulta più salutare di una corsa. E dunque, pronti: via! Scalino dopo scalino, sapendo precisamente quante calorie si stanno consumando.

UN PROGETTO CONDIVISO – Tutti i cittadini possono contribuire al progetto: StepJockey fa leva sul crowdsourcing, e invita a identificare scale e scalinate di strutture pubbliche piuttosto che di edifici privati, come per esempio la sede di un ufficio, «misurarle» e condividere l’informazione. Il calcolo delle calorie può essere fatto sul sito di StepJockey o grazie a un’app gratuita per smartphne, e il poster che lo indica può essere stampato direttamente dall’utente oppure ordinato, per essere poi affisso di fianco allo scalino prescelto. Ogni poster è dotato di un codice a barre QR e di un tag NFC (NearFieldCommunication, una tecnologia a radiofrequenza di nuova generazione), che permettono a chi ha uno smartphone di localizzare e scambiare informazioni con gli amici su scale e calorie bruciate.

INIZIATIVE «SMART» E SALUTARI – L’iniziativa di Londra rientra in quelle politiche cittadine «smart» che pian piano si stanno felicemente diffondendo per incentivare i sedentari abitanti dei centri urbani a utilizzare di più il proprio corpo. Recentissimo il caso di Mosca: 30 flessioni per un biglietto gratis della metropolitana. L’iniziativa è stata lanciata a inizio mese dal Comitato Olimpico per i Giochi Invernali che si svolgeranno nella città di Solchi: il nuovo distributore di biglietti, installato in primis nella stazione Vystavochnaya, è anche una macchina dotata di sensori che misurano i movimenti effettuati sulle gambe. Chi fa 30 piegamenti risparmia 70 centesimi di euro. I promotori di StepJockey hanno creato i pannelli basandosi sui principi della psicologia comportamentale: in questo caso l’incentivo è il ritrovarsi davanti ben confezionata l’informazione stessa. Secondo i test, il pannello incrementa l’uso delle scale fino al 29 per cento in più.

New York Times, tumore al seno (seminudo) in prima pagina

IL DIBATTITO

Tumore al seno (seminudo)
in prima pagina sul «New York Times»

Il servizio affronta il problema dello screening del tumore
al seno per le donne ebree, più a rischio geneticamente

La prima pagina del «New York Times»La prima pagina del «New York Times»New York Times al centro di una polemica iconografico-sanitaria. I suoi lettori e le sue lettrici hanno trovato oggi in apertura della prima pagina la fotografia del seno di una donna ebrea (identificabile facilmente da una stella di David tatuata) con una porzione di areola in vista (GUARDA). L’illustrazione serviva a introdurre un servizio dedicato al dibattito in corso in Israele, e non solo, sull’opportunità di screening genetici fra le donne ebree per individuare quelle che sono portatrici di mutazioni genetiche che favoriscono in misura significativa lo sviluppo di tumore al seno (Brca-1 e Brca-2).

FOTOGRAFIA – Il dibattito si è sviluppato su due filoni, fuori e dentro l’articolo. Uno sull’opportunità di pubblicare una foto di questo genere in prima pagina e l’altro sull’opportunità dello screening, con le decisioni non facili che comporterebbe a livello individuale. Il primo versante ha visto diversi lettori del prestigioso quotidiano americano protestare vigorosamente per l’uso spregiudicato dell’immagine. Bersaglio dei commenti soprattutto l’autrice della fotografia, l’israeliana Rina Castelnuovo, che ha chiarito di non aver intenzionalmente ripreso la porzione di areola visibile, ma che non ha mancato di rimarcare come in altre occasioni la comparsa di un seno più o meno nudo non abbia suscitato analoghe reazioni.

SCREENING – Ma al di là delle considerazioni sull’opportunità della scelta iconografica, ben più interessante è invece la declinazione del dibattito sullo screening genetico nel testo dell’articolo. Nella donne ebree, infatti, le varianti genetiche che espongono a un aumento del cancro al seno sono particolarmente frequenti. Per questo motivo all’interno di questa popolazione c’è una spiccata sensibilità al tema del possibile intervento di mastectomia bilaterale preventiva (asportazione di entrambi i seni). Il dilemma esiste da quando si conoscono le varianti genetiche in questione e se ne è constatata la particolare frequenza nella popolazione israelitica. Tuttavia il dibattito è diventato particolarmente acuto da quando l’attrice Angelina Jolie ha scelto di optare per questo intervento preventivo, facendosi asportare entrambi i seni. I pro e i contro a questo tipo di intervento sono molti, non banali e ampiamente discussi, e vanno dal confronto con i costi e i benefici offerti da un controllo più stringente tramite mammografia, alle conseguenze fisiche e psicologiche dell’intervento su ragazze giovani, o che, comunque non hanno ancora avuto figli, fino all’opportunità di togliere contestualmente o in un secondo momento anche le ovaie, e alla conseguente menopausa precoce.

ISRAELE – A questi temi se ne aggiunge uno peculiare nel caso di Israele, inteso come nazione. Infatti un problema nel problema consiste nell’opportunità di sottoporre allo screening anche la popolazione femminile non ebraica, o perlomeno non completamente ebraica dal punto di vista genetico. Insomma parecchi argomenti degni di un serio dibattito. Con la pornografia che dilaga ovunque, forse, l’unica polemica poco utile sembra quella per una porzione di areola in una fotografia che, fra l’altro, non appare né provocatoria né provocante. Casomai, solo drammatica.

Tumori, seno sul «New York Times» scatena polemiche

IL DIBATTITO

Tumore al seno (seminudo)
in prima pagina sul «New York Times»

Il servizio affronta il problema dello screening del tumore
al seno per le donne ebraiche, più a rischio geneticamente

La prima pagina del «New York Times»La prima pagina del «New York Times»New York Times al centro di una polemica iconografico-sanitaria. I suoi lettori e le sue lettrici hanno trovato oggi in apertura della prima pagina la fotografia del seno di una donna ebrea (identificabile facilmente da una stella di David tatuata) con una porzione di areola in vista (GUARDA). L’illustrazione serviva a introdurre un servizio dedicato al dibattito in corso in Israele, e non solo, sull’opportunità di screening genetici fra le donne ebraiche per individuare quelle che sono portatrici di mutazioni genetiche che favoriscono in misura significativa lo sviluppo di tumore al seno (Brca-1 e Brca-2).

FOTOGRAFIA – Il dibattito si è sviluppato su due filoni, fuori e dentro l’articolo. Uno sull’opportunità di pubblicare una foto di questo genere in prima pagina e l’altro sull’opportunità dello screening, con le decisioni non facili che comporterebbe a livello individuale. Il primo versante ha visto diversi lettori del prestigioso quotidiano americano protestare vigorosamente per l’uso spregiudicato dell’immagine. Bersaglio dei commenti soprattutto l’autrice della fotografia, l’israeliana Rina Castelnuovo, che ha chiarito di non aver intenzionalmente ripreso la porzione di areola visibile, ma che non ha mancato di rimarcare come in altre occasioni la comparsa di un seno più o meno nudo non abbia suscitato analoghe reazioni.

SCREENING – Ma al di là delle considerazioni sull’opportunità della scelta iconografica, ben più interessante è invece la declinazione del dibattito sullo screening genetico nel testo dell’articolo. Nella donne ebraiche, infatti, le varianti genetiche che espongono a un aumento del cancro al seno sono particolarmente frequenti. Per questo motivo all’interno di questa popolazione c’è una spiccata sensibilità al tema del possibile intervento di mastectomia bilaterale preventiva (asportazione di entrambi i seni). Il dilemma esiste da quando si conoscono le varianti genetiche in questione e se ne è constatata la particolare frequenza nella popolazione israelitica. Tuttavia il dibattito è diventato particolarmente acuto da quando l’attrice Angelina Jolie ha scelto di optare per questo intervento preventivo, facendosi asportare entrambi i seni. I pro e i contro a questo tipo di intervento sono molti, non banali e ampiamente discussi, e vanno dal confronto con i costi e i benefici offerti da un controllo più stringente tramite mammografia, alle conseguenze fisiche e psicologiche dell’intervento su ragazze giovani, o che, comunque non hanno ancora avuto figli, fino all’opportunità di togliere contestualmente o in un secondo momento anche le ovaie, e alla conseguente menopausa precoce.

ISRAELE – A questi temi se ne aggiunge uno peculiare nel caso di Israele, inteso come nazione. Infatti un problema nel problema consiste nell’opportunità di sottoporre allo screening anche la popolazione femminile non ebraica, o perlomeno non completamente ebraica dal punto di vista genetico. Insomma parecchi argomenti degni di un serio dibattito. Con la pornografia che dilaga ovunque, forse, l’unica polemica poco utile sembra quella per una porzione di areola in una fotografia che, fra l’altro, non appare né provocatoria né provocante. Casomai, solo drammatica.

Il ‘TripAdvisor’ inglese dove i pazienti giudicano online medici e ospedali

«CARE CONNECT»

Il «TripAdvisor» inglese dove i pazienti
giudicano online medici e ospedali

Progetto pilota costato 15mila sterline: l’anno prossimo sarà esteso a tutto il Paese. È anche sui social network

Un sito modello TripAdvisor, dove i pazienti possono lasciare commenti e reclami online su un determinato ospedale e il relativo staff medico, ricevendo una risposta in tempo reale. Suona forse un po’ troppo bello per essere vero, eppure è quello che negli ultimi tre mesi il servizio sanitario britannico giura di aver fatto con Care Connect, un progetto pilota costato 15mila sterline e che ha coinvolto 20 aziende ospedaliere di Londra e del nord-est del Paese, ottenendo riscontri talmente positivi in termini di feedback e interazione medico/paziente che verrà implementato a livello nazionale già a partire dal prossimo anno, come ha annunciato in un’intervista al Guardian Tim Kelsey, direttore della sezione «Patients and Information» del NHS.

RIVALSA DIFFAMATORIA – Ispirato alla linea di emergenza 311 di Chicago, che permette ai cittadini di entrare in contatto diretto con le istituzioni e di ricevere risposte alle questioni portate alla loro attenzione, il servizio britannico è raggiungibile anche via sms (al numero 61114) come pure su Twitter e Facebook e a chi già obietta (come la British Medical Association) che Care Connect rischi di trasformarsi in una sorta di rivalsa diffamatoria nei confronti di medici, infermieri e personale sanitario in genere (a maggior ragione visto che i post sui social non possono essere moderati, a differenza invece dei commenti lasciati sul sito online), Kelsey replica citando il successo ottenuto dalle analoghe iniziative statunitensi (anche New York, Boston e Miami hanno lanciato siti sul modello di Chicago) e sottolineando come questo servizio sia quello che ogni consumatore vorrebbe avere, «perché consente al NHS di rapportarsi in maniera intelligente coi pazienti, per arrivare così alla creazione di un servizio sanitario nazionale realmente moderno e a disposizione del pubblico ventiquattr’ore su ventiquattro».

Ecco il segreto di una gravidanza perfetta (puntando sui fattori positivi)

LO STUDIO

Ecco il segreto di una gravidanza perfetta
(puntando sui fattori positivi)

Una ricerca quantifica il ruolo delle abitudini buone rispetto alla probabilità di avere una gravidanza senza intoppi

Gravidanza feliceGravidanza felice

Qual è il segreto di quelle donne che arrivano al parto senza alcun problema, se non le gambe un po’ gonfie? Se lo sono chiesti i ricercatori britannici in uno studio pubblicato sul Business Medical Journal che per una volta guarda ai fattori positivi di una gravidanza salutare anziché ai fattori di rischio e che prende in considerazione esclusivamente le donne primipare.

CONSIGLI UTILI E SCONTATI - Mangiare frutta, non fumare, avere un lavoro sicuro e una pressione bassa e mantenere sotto controllo il peso: questi sono gli ingredienti chiave per una dolce attesa senza complicazioni. Ma la notizia non sta tanto nella ricetta, per altro abbastanza prevedibile, quanto nell’aver quantificato il ruolo di ognuno di questi ingredienti necessari a una gestazione tranquilla e nell’aver individuato il numero di donne che vanta una gravidanza senza problemi.

PUNTARE SUI FATTORI BUONI - Gli scienziati hanno studiato un campione di 5.628 donne alla prima gravidanza, reclutando il campione dallo Screening for Pregnancy Endpoints tra il 2004 e il 2008 (3.196 dall’Australia e dalla Nuova Zelanda e 2.432 dalla Gran Bretagna e dall’Irlanda) e confermando che anche le abitudini di vita precedenti al concepimento sono fondamentali e soprattutto che è necessario enfatizzare il link tra buone abitudini e gravidanza sana anziché rovesciare il discorso come d’abitudine, parlando solo delle cattive abitudini.

LE VERE NOTIZIE - La prima informazione che emerge dallo studio riguarda il fatto che tra le donne britanniche il tasso di gravidanze senza complicazioni è risultato più basso (58 per cento) rispetto a quello delle donne australiane (63 per cento) e che in generale esiste un’alta percentuale di complicazioni nella gestazione. I criteri per definire una gravidanza senza intoppi sono l’assenza di alcuni fenomeni tipici, elencati nel dettaglio dagli studiosi. Prima causa di problemi è la gestosi ipertensiva, che riguarda l’8 per cento delle future mamme, mentre la seconda è la cosiddetta preeclampsia, che è a sua volta una forma di gestosi in cui si registra un aumento improvviso della pressione sanguigna associato a proteinuria (una concentrazione anomala di proteine nelle urine) ed edema. Tra i neonati invece le principali conseguenze delle complicazioni citate rimangono il sottopeso del bambino in seguito a gestosi (nel 5 per cento dei casi) e la gravidanza pre-termine (nel 4 per cento dei casi). In tutti questi casi sono stati segnalati nella maggior parte delle situazioni prese in esame una crescita ponderale eccessiva da parte della futura madre, una pressione sanguigna elevata e un uso di sostanze stupefacenti o di alcol, soprattutto nel primo trimestre della gravidanza.

QUANTIFICARE - A questo punto gli autori spiegano anche l’impatto preciso di alcuni fattori di rischio nella qualità della gestazione. Per esempio una diminuzione di 5 mm Hg nella pressione sistolica materna si traduce in un aumento del 3 per cento delle possibilità di avere una gestazione tranquilla. Come ha sottolineato con convinzione il professor Knight, del Nuffield Department of Public Health, la priorità nel sensibilizzare le madri sulla gravidanza va data alla normalità, piuttosto che all’anormalità, e diventa fondamentale far capire come un moderato consumo di sale, l’eliminazione di alcol e sigarette e in generale l’introduzione di uno stile di vita sano si traducano in una dolce attesa serena. Ma anche la mente, come sempre, esercita un ruolo cruciale e va segnalato che tra i segreti di una buona gravidanza c’è anche un impiego sicuro, con tutta la tranquillità psicologica e pratica che regala a una futura mamma.

Pasti frugali e digiuno: negli Usa spopola la «dieta di Dio»

pasti frugali e digiuno per corpo e anima

Usa, spopola la «dieta di Dio»

Molte varianti disponibili e tanti guru da seguire per menu ispirati alla Bibbia

Frutta, cereali integrali e verdura per 21 giorni. Con la possibilità di digiunare a scelta. Un regime alimentare frugale, ispirato all’Antico Testamento e alla tradizione giudaico-cristiana, che porta a praticare regolarmente l’astinenza dai pasti per lunghi periodi. È la «dieta di Dio» o «digiuno di Daniel», che sta spopolando nelle tante declinazioni disponibili negli Usa. Una dieta ormai seguitissima da centinaia di migliaia di persone, soprattutto nelle comunità religiose nel Paese. Oltre a essere una miniera d’oro per chi ha fiutato il business, visto che sul nome non ci sono diritti d’autore. Il «digiuno di Daniel» deriva infatti dalla storia raccontata nella Bibbia del nobile giudeo Daniele che, per non contaminarsi, aveva preferito rifiutare le bevande e il cibo che il re di Babilonia gli aveva offerto. Secondo i seguaci, rispettando questo regime alimentare «si può santificare il Signore, prendendosi cura anche del proprio corpo».

INTENZIONE – Molti dei nuovi fedeli della dieta – riporta la rivista online The Atlantic – sottolineano come la loro prima intenzione, all’inizio del percorso, fosse di «continuare la tradizione religiosa del digiuno come offerta al Signore», ma in seguito «hanno scoperto che l’astinenza rompeva un modello alimentare consolidato ma poco sano per l’organismo e per l’anima». Questo hanno spiegato alcuni dei seguaci intervistati dal magazine.

LE VARIANTI – Una delle tante variazioni della dieta è quella elaborata da Rick Warren, che ha venduto 30 milioni di copie del suo libro «Purpose-Driven Life» e che a dicembre pubblicherà un altro volume ispirato al metodo biblico per dimagrire: «The Daniel Plan: 40 days to a healthier life», scritto insieme allo psichiatra Daniel Amen e al medico Mark Hyman. Warren è il leader della Chiesa di Saddleback in California, che conta 20mila seguaci, e ha iniziato a divulgare la dieta già nel 2011 per poi proporla anche ai suoi adepti. «La dieta è composta al 70% da frutta e verdura – spiega Warren – e per il restante 30% da proteine magre e cereali integrali. Diciamo che è meno rigorosa rispetto alla maggior parte dei digiuni di Daniele, ma più virtuosa rispetto alla tipica dieta americana».

SIMBOLOGIA – L’anno scorso, secondo i dati del predicatore, circa 15mila persone hanno seguito i consigli alimentari proposti da Warren. Ci sono alcune differenze tra le varie versioni della «dieta di Dio» praticate in Usa. Il piano alimentare di Warren, per esempio, prevede che ci sia una pausa di 40 giorni nel consumo di zucchero, caffeina, alcol e tutti gli alimenti trasformati. Ma permette alla fine di reintrodurre anche la carne e i latticini. Il numero di 40 giorni è ispirato sempre alla Bibbia, perché – ricorda il predicatore – rappresenta la durata del diluvio universale. Uno dei tanti riferimenti simbolici che, per chi crede, fanno della «dieta di Dio» molto più di un semplice menu da seguire. Ma piuttosto una guida che aiuta l’organismo nel cammino spirituale.

IL CONSIGLIO – Ovviamente il consiglio, prima di mettersi a dieta, qualunque dieta, è di valutare con un esperto se è adatta per chi la fa. Perché, sebbene possa giovare spiritualmente, non è detto che faccia miracoli dal punto di vista fisico allo stesso modo per tutti.

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