l’undicenne è in isolamento alla clinica de marchi
Casi di Tbc a Milano, iniziata la terapia
sul ragazzino con forma multiresistente
Esposito (Sitip): casi pediatrici del genere mai riscontrati negli ultimi 30 anni. Terapia sperimentale con 5 farmaci
Preoccupano i casi di tubercolosi a Milano. Sette quelli resi noti negli ultimi giorni: tre bambini di una scuola media, due di una scuola elementare della zona nord-est (asintomatici) e due studenti stranieri della facoltà di Scienze politiche dell’Università Statale. A far scattare l’allarme è stato un bambino italiano di 11 anni che frequenta la scuola media. «È arrivato da noi per un problema apparentemente di otorinolaringoiatra, ma le sue condizioni generali e il quadro respiratorio ci hanno insospettito. Subito abbiamo pensato alla tubercolosi e la diagnosi è stata confermata» spiega Susanna Esposito, direttore della Clinica Pediatrica I dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP). Il bambino, ricoverato nella clinica De Marchi, «è affetto da un ceppo multiresistente, chiamato XDR, caratterizzato da una resistenza allargata a un vasto numero di farmaci – chiarisce Esposito -. Si tratta di un ceppo molto raro e difficile da trattare che abitualmente non colpisce soggetti in età pediatrica, né quelli perfettamente immunocompetenti o senza patologie di base».
CINQUE FARMACI – Il bambino è sottoposto a un trattamento sperimentale, un mix di cinque farmaci. Lo segue un team di esperti del centro di controllo sulla Tbc dell’ospedale Niguarda, del Centro Oms del San Raffaele, dell’Asl di Milano e del Policlinico. «Alla luce degli esami microbiologici abbiamo finalmente potuto iniziare la terapia idonea per eradicare il Mycobacterium tuberculosis e abbiamo previsto l’impiego di 5 farmaci – spiega Esposito -. Poiché due di questi sono da somministrare per via endovenosa, il bambino resta ricoverato in ospedale per alcune settimane; saranno poi necessari parecchi mesi di terapia orale. La gran parte di questi farmaci sono utilizzati off label nei bambini (cioè in via sperimentale), ma il trattamento è necessario per la complessità e l’aggressività del microrganismo. Siamo fiduciosi nella terapia – prosegue l’infettivologa -, ma siamo anche attenti dal punto di vista psicologico, visto che il paziente è ricoverato da tre settimane e attualmente si trova in isolamento». La durata minima di una terapia del genere è di due settimane, ma può arrivare a sei mesi. Il ceppo multiresistente ha colpito anche un altro ragazzino, compagno di scuola dell’undicenne: questi ha una pleurite tubercolare, quindi ha sviluppato la malattia, causata dallo stesso microorganismo, ma non è contagioso. Per lui la terapia è un po’ meno forte. Nella stessa scuola media ci sono poi due casi che hanno una forma primaria ma asintomatica, quindi non sono considerati malati, e altri (una decina circa) positivi ma che non hanno sviluppato la malattia. Tutti questi casi meno gravi saranno tenuti sotto stretto controllo medico, con un monitoraggio di 12-18 mesi. «È una stranezza – commenta Esposito – perché si tratta di un ceppo segnalato in passato due volte, proveniente dall’Europa dall’Est, ma il bambino che ha sviluppato la malattia in forma più grave è italiano. Casi pediatrici così, con ceppi multiresistenti, non erano mai stati riscontrati in 30 anni nel nord Italia. Abbiamo solo due casi simili in adulti risalenti a circa un anno e mezzo fa».
CONTROLLI A TAPPETO – La notizia dei contagi ha fatto scattare test e controlli di massa nelle scuole, università, luoghi e persone con cui sono venuti a contatto i malati. Dei due casi accertati nella scuola media, conferma Luigi Codecasa, direttore del Centro di controllo della tubercolosi di Villa Marelli del Niguarda, «uno è abbastanza significativo e richiede attenzione, mentre l’altro è più limitato, e ci lascia più tranquilli per il trattamento. Nella classe interessata sono stati trovati altri 11 casi positivi». Non tutti coloro che risultano positivi alla Tbc sviluppano la malattia. «Vista l’alta percentuale di casi positivi nella classe – continua Codecasa – si è deciso di allargare i test a tutti i potenziali contatti, quindi anche le persone con cui i bambini possono essere entrati in contatto durante le attività extrascolastiche», come la piscina e i corsi di catechismo. Finora però «i test condotti in piscina – prosegue – non hanno riscontrato alcuna positività. Ne è stata trovata la possibile fonte del contagio tra i ragazzini. È più facile che sia un adulto, ma tra gli insegnanti non è stato riscontrato niente». Quanto ai casi trovati all’università, «uno, che in realtà risale a giugno, è sensibile a tutti i farmaci – conclude -, per l’altro siamo in attesa dei risultati, per capire se sono geneticamente identici o meno, e comprendere quale possa essere stato l’intermediario».
LINEE GUIDA – La Società Italiana di Infettivologia Pediatrica aveva lanciato l’allarme sulla tubercolosi multiresistente già lo scorso anno. Proprio per monitorare a livello nazionale i casi pediatrici più complessi, SITIP ha creato un Registro Nazionale per la Tubercolosi in Età Pediatrica in cui sono stati elencati più di 500 casi di malattia attiva diagnosticati in Italia tra il 2010 e il 2012. Il passo successivo, sotto il coordinamento della professoressa Esposito, prevede la prima riunione di esperti a Milano il 13 novembre e consiste nella stesura di linee guida sulla prevenzione, diagnosi e terapia della tubercolosi in età pediatrica, condivise da più società scientifiche. Oltre agli esperti della SITIP, parteciperanno esperti della Società Italiana di Pediatria, della Società Italiana di Neonatologia, della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, della Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili, della Società Italiana di Immunologia e Allergologia Pediatrica, di STOP TB, della Associazione Microbiologi Clinici Italiani, della Società Italiana di Malattie Respiratorie, della Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri, della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, della Società Italiana di Chemioterapia, della Società Italiana di Farmacologia, della Società Italiana di Scienze Infermieristiche e del Moige.